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COLORE, COMPLESSITÀ E STRUTTURA – I VINI ROSSI DELLA CANTINA TRALCI DI VITA.

Siete pronti per un nuovo articolo, dove vedrete soddisfatte molte delle vostre curiosità? Continuate a seguirci sul nostro blog per essere calati nell’atmosfera della nostra azienda e vivere lo spirito che ci anima ogni giorno nel nostro lavoro.

Il mese scorso abbiamo approfondito il tema della vinificazione in bianco e di come questa fase del processo produttivo si svolge in una realtà come la nostra. È importante precisare che le varietà a bacca bianca di cui disponiamo nei nostri vigneti sono destinate soltanto a questo tipo di vinificazione.

Oggi vorremmo completare il capitolo relativo alla vinificazione, trattando il tema della vinificazione in rosso, che si differenzia dalla vinificazione in bianco per la presenza di una fase aggiuntiva.
In questo caso le uve, che per una nostra scelta aziendale sono esclusivamente a bacca nera, dopo la raccolta vengono private del raspo in un macchinario chiamato diraspatrice.

Il mosto così ottenuto, costituito dalla sua fase liquida più quella solida (bucce + vinaccioli), inizia la fermentazione e dà il via alla fase chiave di questo processo – la macerazione. Le bucce formano un cappello soprastante al mosto, che rompiamo manualmente con l’aiuto di un bastone di legno. Questo procedimento, ripetuto 3 volte al giorno per un periodo di circa 15 giorni, ha la funzioni di arieggiare la massa e di andare a estrarre sostanze coloranti, precursori aromatici e tannini, che daranno intensità e complessità ai nostri rossi.
Al termine di questa fase, il pigiato viene convogliato in una pressa a polmone, per la cosiddetta sgrondatura, momento in cui viene effettuata la separazione tra fase solida e fase liquida del mosto.
A questo punto il mosto conclude la sua fase di fermentazione, fino a raggiungere un residuo zuccherino prossimo allo zero.
I vini dell’annata 2021, caratterizzata da un’estate particolarmente calda, sono stati prodotti a partire da grappoli di uva con concentrazione zuccherina elevata e hanno concluso con difficoltà la fermentazione alcolica, che si è protratta a lungo e fino all’arrivo dei primi freddi. Siamo, quindi, dovuti ricorrere al riscaldamento dei locali della cantina, con la sistemazione di stufe tra le vasche di vinificazione.

Nei vini rossi, inoltre, si ricerca il completamento di un altro processo, sempre grazie a un attento controllo della temperatura. Quest’ultimo, mediato non dai lieviti, ma da batteri, prende il nome di fermentazione malo-lattica e ha la funzione di convertire una molecola di acido malico, presente già a livello di acino di uva, in acido lattico e anidride carbonica. In questo modo si ottiene la trasformazione di un acido a maggior carica in uno a minor carica e il conseguente perfezionamento del prodotto, che non sarà sbilanciato verso le sue note dure e risulterà così ammorbidito. I sentori caratteristici rimanderanno al mondo dei latticini e dei prodotti caseari.

Alcuni dei nostri vini, al termine della fermentazione alcolica, eseguono un periodo di affinamento in botti di legno di secondo ripasso, per sviluppare i sentori terziari caratteristici e raggiungere la loro maturità. I tannini delle botti, essendo queste di vecchia data, non saranno preponderanti nel prodotto, che potrà esprimersi nel modo migliore nella sua tipicità.
Possiamo già vantare, pur essendo noi una giovane azienda, riserve di 3 anni di invecchiamento! Saranno imbottigliate nelle prossime settimane e cominceremo a proporle a partire dal prossimo inverno, dopo una sosta di sei mesi in bottiglia. Vi invitiamo a tenere monitorata la situazione, perché si tratta di un’edizione limitata e di grande pregio, che non potete assolutamente farvi scappare!

Ora, come anche nell’articolo precedente, diamo uno sguardo insieme a 3 vini rossi della nostra proposta. Per gli altri, se siete interessati a scoprirne di più, vi consigliamo di venirci a trovare direttamente in azienda. Saremmo proprio contenti di incontrarvi e di rispondere alle vostre domande.

Cominciamo dal NOSTALGICO – uve di Cabernet 100%. È un prodotto a cui siamo particolarmente affezionati, perché ci riporta al ricordo degli amati nonni, che vinificavano nelle loro case, con l’aiuto di pochissimi strumenti. Quando degustiamo un calice di questo vino, siamo assaliti da una sensazione di profonda, ma al tempo stesso piacevole, nostalgia. É quel vino che con i suoi sentori autentici e la sua semplicità ci fa calare nelle vendemmie del passato e ci fa percepire la piacevole soddisfazione di calpestare a piedi nudi gli acini nel tino. È un vino che ha il potere di evocare immagini di serena convivialità in famiglia!
I profumi richiamanoalla campagna e al mondo vegetale – peperone verde, fieno -; alle spezie – chiodi di garofano, cannella – e ai piccoli frutti aciduli – ribes.
Il tannino di questo vino è percepibile, ma vellutato. Motivo per cui riteniamo che le ricette con cui possa abbinarsi meglio sono primi piatti a base di carni bianche – agnolotti ripieni, tagliatelle al ragù o, in alternativa, secondi piatti con un’impronta delicata, come, per esempio, un filetto di maiale al pepe verde.

Per quanto riguarda il FOCOSO – uve di Schioppettino 100%, abbiamo una bella storia da raccontare.
Quale nome potrebbe essere più azzeccato di questo? Avete presente il vino che degustereste volentieri intorno a un falò sulla spiaggia? Magari in un momento dolce e romantico? Già al primissimo sorso dà calore e riscalda con raffinatezza, grazie a note speziate e piccanti inconfondibili. Con questo prodotto una bella figura è assicurata!
Il suo colore non è mai particolarmente intenso, perché la pianta produce grappoli di grandi dimensioni. Se al momento dell’invaiatura non eseguissimo un attento diradamento di questi e il taglio dell’ala e della punta in quelli selezionati, il vino prodotto potrebbe risultare addirittura rosato.
La buccia dell’acino dell’uva dello Schioppettino ha una particolarità e contiene il pecursore aromatico di una molecola che svilupperà, in fermentazione, il caratteristico sentore di pepe.
Cosa sprigionerà, quindi, un calice di Focoso? Un profumo dolce, che richiama al petalo della rosa, odore di spezie – pepe in particolare e sentori di piccoli frutti rossi – mora di gelso soprattutto, a cui si aggiunge la nota balsamica fresca della resina di pino.
Questo vino fa un affinamento di 8 mesi in tonneau di rovere, motivo per cui si percepiscono anche i sentori che si sviluppano con la sosta in legno – aromi di tostatura (caffè) e affumicato (tabacco).
Con questo vino possiamo addirittura osare con un gustoso piatto di seppie in umido, rigorosamente accompagnate da polenta o con una zuppa di pesce fresco. Che ne dite di un piatto di Boreto con vista sulla laguna di Grado? Provate e ci saprete dire!

Concludiamo questa presentazione con il RISOLUTO – uve di Refosco 100%. È il vino più stratturato della nostra attuale proposta e con l’affinamento più lungo: un anno in botti di rovere francese.
Il nome scelto deriva dalla decisione con cui si esprime, sia nella complessità degli aromi, che nella robustezza della struttura, pur mantenendo classe ed eleganza. È un vino da meditazione, da degustare quando si cerca la giusta ispirazione o ci si rilassa con la lettura di un buon libro.
Al naso sprigiona profumi che richiamano al sottobosco – terra bagnata, lamponi, fragole – ; ai sentori tipici della malolattica – panna, burro – e dell’affinamento in barrique – cacao, vaniglia. In questo vino si percepisce il sentore etereo un po’ pungente, caratteristico dei vini invecchiati. Tutti questi aromi coesistono in un perfetto equilibrio, dove nessun sentore prevale su un altro.
A questo vino accompagnerei ricette più articolate: una bistecca di equino cotta al sangue, piuttosto che un gulash di selvaggina o una selezione di formaggi erborinati.

Spero siate stati catturati dalla presentazione di questi vini e che vogliate sperimentarli a casa con le vostre ricette, riuscendo a cogliere tutte le emozioni che abbiamo cercato di trasmettere con la stesura di questo articolo.
Se avete piacere di venire a trovarci, non dovete fare altro che contattarci per prenotare la vostra visita.

Alla prossima.

Maria Chiara



Nettare bianco: Fedele, Esplosivo e Audace

Vi abbiamo parlato delle lavorazioni che hanno interessato la cantina e i vigneti nel periodo invernale. A questo punto riteniamo sia importante dedicare uno spazio al racconto dei prodotti che nascono da un lavoro portato avanti con competenza e consapevolezza.
Se siete interessati, vi consigliamo di ritornare ai precedenti articoli pubblicati. Qui facciamo solo un breve ripasso…

L’origine delle nostre bottiglie è nel vigneto. Questa è la base di partenza, a cui cerchiamo di dedicare un’attenzione particolare, perché solo una vite seguita con criterio può crescere in modo equilibrato e donare i suoi frutti migliori.

La qualità della materia prima deriva dalla nostra capacità di gestire il lavoro in campo e dall’attenta selezione eseguita nel momento della vendemmia, quando raccogliamo solamente i grappoli sani e maturi al giusto punto.
É vero che alcune annate possono essere di difficile gestione, ma è anche giusto assecondare la variabilità, per andare a cogliere le sfumature offerte dai vini in relazione ai diversi input.
Da parte nostra ci saranno sempre le costanti dettate dall’impegno e dal desiderio di dare il massimo, ma quando si parla di “terroir”, alla mano di noi vignaioli si aggiunge la risposta del territorio e delle piante alle variabili del clima. Così ogni annata è una scoperta e il lavoro diventa fonte di stimoli sempre diversi!

Oggi tratteremo il tema della vinificazione in bianco, con uno sguardo ai tre vini bianchi fermi prodotti dalla nostra cantina.

Nel nostro vigneto disponiamo di varietà di uve bianche semi-aromatiche. Questo significa che, annusando e assaggiando i loro acini, saremo in grado di cogliere solo una piccola parte degli aromi che il vino futuro sprigionerà, perché la maggior parte di essi si svilupperanno durante la fermentazione e le operazioni di vinificazione. Ogni vino sarà capace di regalarci un’ondata di inebrianti profumi!

Una volta che i grappoli raccolti vengono scaricati dal carro vendemmia, sono privati della parte legnosa – raspo – nella diraspatrice, per poi essere spremuti con sofficità in un macchinario denominato pressa. Questo ha la funzione di esercitare una pressione delicata sugli acini, per mezzo del rigonfiamento di una membrana interna. I livelli di compressione raggiunti non superano l’atmosfera, facendo sì che con questo procedimento si possa estrarre solo il succo di prima torchiatura, o mosto fiore.
Infatti il nostro interesse è rivolto alla qualità del prodotto e non all’ottenimento dei massimi livelli di resa, con il vantaggio di beneficiare di mosti privi delle componenti più amare contenute nella buccia.
Dopo una prima fase di decantazione a freddo, la fermentazione viene avviata e si protrae fino a quando i lieviti non hanno consumato tutti gli zuccheri e le sostanze azotate a disposizione.

La nostra filosofia dei vini bianchi prevede che questi possano esprimersi con pulizia in tutte le componenti aromatiche potenziali. Proprio per questo motivo non eseguiamo macerazioni spinte e riserviamo l’area della barricaia solo ad alcuni vini rossi, che riteniamo più predisposti all’invecchiamento.
Il risultato ottenuto sono vini freschi, longevi, con un giusto equilibrio tra componenti acide e minerali e dotati di buon corpo. Sono di facile beva e dimostrano versatilità negli abbinamenti.

Cominciamo dal Fedele – uve di Friulano 100%. Perché abbiamo deciso di chiamarlo proprio così? Il nome descrive in modo chiaro l’anima racchiusa dentro questo prodotto.
Nel nostro vigneto, infatti, ci sono viti di Friulano quasi centenarie, che riteniamo possano raccontare nel modo migliore la storia del territorio Friuli, essendovi rimaste “fedeli” per un tempo così lungo. Nonostante le vicissitudini che hanno portato il Tocai a perdere il nome originario, l’attuale Friulano rimane un vino simbolo per la nostra regione.
Al naso sprigiona profumi molto vari e nitidamente percepibili: fiori bianchi (acacia), frutta secca (il profumo di mandorla, in particolare, è un indicatore di questa varietà e persiste chiaramente nel retro-olfatto), frutta fresca (pesca, albicocca), sentori balsamici di erbe aromatiche.
Ci piace accompagnarlo al classico tagliere di salumi, con cui l’abbinamento è sempre vincente, a primi piatti impreziositi da verdure e secondi piatti delicati, magari a base di carne bianca.
Mi sento di suggerirvi alcune semplici ricette, con cui si abbina splendidamente e che ho avuto modo di sperimentare personalmente in cucina: risotto porri e speck, crespella agli asparagi, arrotolato di coniglio.

È giunto ora il momento di dedicare una presentazione anche al nostro Esplosivo – uve di Sauvignon100% , vino molto apprezzato dai nostri clienti e pezzo forte della cantina.
Il nome richiama all’energia con cui esprime i suoi aromi e sapori. Infatti, a differenza degli altri vini bianchi, in questo caso la fermentazione è preceduta da una breve fase di macerazione, che dura solo qualche ora. La funzione è quella di intensificare il colore del prodotto e dare una spinta ai suoi sentori aromatici, che richiamano al mondo della frutta tropicale (ananas, mango, banana), degli agrumi (pompelmo) e delle erbe (la foglia di pomodoro, in particolare, tipico marcatore dell’uva del Sauvignon).
Se avete in mente un menù a base di pesce, questo è un vino sicuramente indicato. Che cosa ne dite di un goloso crostino al baccalà mantecato, di uno sfizioso piatto di calamari grigliati o di una gustosa impepata di cozze? É il vino perfetto per una località balneare, dove gustare ricette preparate con pescato fresco di giornata, preferibilmente in un bel locale con vista mare.

Rimane, infine, un gioiello raffinato della nostra cantina, l’Audace – uve di Riesling Renano 100%. È stato chiamato così perché, tra le nostre proposte, è il vino che più si discosta dalle caratteristiche di morbidezza e pienezza che il gusto comune predilige e sa “osare” con la sua marcata acidità, che è tipicamente varietale e risulta prevalente sulle altre sensazioni gustative.
I profumi richiamano al mondo delle piante aromatiche (menta, melissa, eucalipto) e degli agrumi (limone, scorza d’arancia). A partire da un anno dopo l’imbottigliamento, raggiunge il giusto livello di maturità e si esprime con un pungente e caratteristico sentore di idrocarburi.
L’Audace è un vino molto fresco, che ci piace associare alla bella stagione. Lo consigliamo per un aperitivo a chi non è amante della bollicina e ci piace abbinarlo a delicati gusti di pesce: cannolicchi di mare, capesante gratinate, gamberetti olio e limone. Altrimenti si sposa altrettanto bene con i classici spaghetti alle vongole e la sempre apprezzata orata cotta in cartoccio.

Che cose ne dite? Siamo sicuri che la presentazione di questi tre vini vi ha incuriosito, ma, soprattutto, ingolosito e che vorreste sperimentare anche voi gli abbinamenti che vi abbiamo suggerito.
A questo punto posso solo consigliarvi di chiamarci per una visita alla nostra cantina! Avrete la possibilità di scoprire i vini di cui vi abbiamo parlato e, se già li conoscete, di confrontarli con quelli delle precedenti annate.
Vi aspettiamo!
Maria Chiara e Massimo

Uno sguardo alla nostra cantina

Le lavorazioni invernali del vigneto volgono ormai al termine e alle viti non resta che attendere il ritorno della primavera per schiudere i primi germogli.
Mentre una nuova annata si appresta a incominciare, in cantina ci occupiamo di seguire le ultime fasi della vinificazione dei prodotti 2021.
I vini non sono rimasti certamente incustoditi da fine vendemmia, ma sono stati tenuti costantemente monitorati durante tutto l’inverno. Ogni settimana, infatti, eseguivamo il controllo di ognuna delle vasche della nostra cantina, per valutare come pianificare le operazioni successive.

Massimo prendeva un calice e vi spinava un po’ di vino. Con movimenti rotatori del polso cercava di fare emergere dal bicchiere tutte le note olfattive, quelle più chiare e quelle più sottili, per cogliere anche gli eventuali difetti.
In questa fase il confronto e la condivisione sono molto importanti, perché ognuno di noi ha una diversa capacità di percezione e anche io davo la mia opinione con orgoglio, accompagnandolo in un attento percorso di degustazione.
Nel caso in cui avessimo avvertito odori sgradevoli, l’operazione del travaso si rendeva indispensabile.
Questo procedimento è finalizzato, infatti, a rimuovere le sostanze proteiche e i lieviti ormai giunti al termine del ciclo vitale, che si depositano sul fondo del recipiente e, in ambiente riducente, diventano la causa dello sviluppo di aromi sulfurei. Questi non possono essere assolutamente trascurati e vanno individuati in una fase iniziale, perché, nel lungo periodo, possono compromettere la qualità di un vino in modo irreversibile.

Una volta che le fecce grossolane sono state rimosse, rimangono le cosiddette “fecce nobili”, che, al contrario, hanno la funzione di impreziosire il corredo aromatico di un vino e di dare importanza e ricchezza alla sua struttura. Più viene prolungato questo contatto, più la nostra bottiglia acquisirà un’identità ben definita, facendo emergere le note varietali tipiche del territorio. Da qui la buona abitudine di rimuovere le fecce nobili solo nella fase immediatamente precedente all’imbottigliamento, con l’unico obiettivo di rendere limpido il prodotto.

Un’importante pratica che mettiamo in atto durante la vinificazione dei vini bianchi e che beneficia proprio della presenza delle fecce nobili è il cosiddetto bâtonnage, parola che deriva dal francese “bâton”- bastone, utilizzata per descrivere il rimescolamento di queste ultime che, con l’ aiuto di un bastone, appunto, dal fondo del recipiente vengono fatte riemergere in superficie. Con la sollecitazione creata, i lieviti residui vanno incontro a un processo di autolisi. Questo significa che “esplodono” nel nostro vino e producono in sospensione una “nuvola”, dove vengono liberate tutte le componenti aromatiche e strutturali. Tra queste a rivestire maggiore importanza sono i polisaccaridi parietali, da cui il vino può trarre maggiori corpo e consistenza.
In questa sede anche i tannini svolgono un ruolo importante, perché il rimescolamento li stimola a legarsi in modo solido, con un effetto positivo sempre a favore della struttura del vino.

Portiamo avanti il mestiere di vignaioli con un’impostazione rivolta al progresso, ma senza tralasciare il recupero delle lavorazioni manuali tradizionali. Queste sono la base di un approccio più delicato, ma soprattutto controllato e vanno a integrarsi in un percorso in divenire, in cui ogni giorno ci confrontiamo per cercare di garantire risultati sempre migliori in termini di qualità.

Particolare cura è richiesta anche dalla nostra piccola barricaia, dove conserviamo le riserve di vino rosso più pregiate.
A questa area della nostra cantina dedichiamo molta attenzione, in quanto i vini in affinamento devono raggiungere il giusto livello di complessità, corposità e morbidezza, senza vedere perse le note varietali caratteristiche. Motivo per cui, in relazione a come evolve il nostro prodotto, valutiamo un adeguato tempo di permanenza nella barrique o nel tonneau e prendiamo in considerazione solo botti di secondo ripasso, che non cedono al vino note di tostatura marcate e coprenti.
Quale è, quindi, la funzione dell’affinamento? Instaurare, attraverso la microporosità del legno, scambi di ossigeno lenti, per innescare i processi di invecchiamento.
Ricordiamoci, però, che proprio questa porosità è anche causa dell’evaporazione della frazione acquosa e dell’abbassamento del livello del vino nella botte, che deve essere rabboccata ogni circa 15 giorni, per evitare fenomeni ossidativi indesiderati e danneggiamenti del prodotto.
Le varietà fortunate destinate a questo percorso sono Schioppettino, Refosco e…un vino autoctono, che sarà la novità del 2022 e di cui vi sveleremo un po’ alla volta, perché avremo piacere di parlarvene anche nelle prossime pubblicazioni. Vi consigliamo di continuare a seguirci per saperne di più!

Lavoriamo in modo sincero, facendo sì che i vini possano esprimersi nelle loro peculiarità e diventare il racconto di noi, del nostro pensiero e del territorio che ci sta ospitando.
A questo punto non possiamo fare altro che invitarvi a prenotare una visita della nostra cantina, perché vi assicuriamo che mancare sarebbe un vero peccato!

Maria Chiara

Il vigneto si prepara al risveglio


Anche in questo articolo, come nel precedente, il vigneto d’inverno è il protagonista. Motivo per cui
ci riallacceremo al discorso della potatura, per illustrarvi le fasi seguenti del nostro lavoro in campo

Una volta che i tagli sono stati eseguiti, il legno da eliminare resta facilmente intrappolato nella rete di fili di banchina. Questo succede perché la vite ha un portamento rampicante e, sfruttando i suoi viticci, si attorciglia anche nei posti più improbabili. Quindi la fase successiva alla potatura consiste in un impegnativo lavoro di pulitura, detto “sbrancamento”, finalizzato alla rimozione del legno da scartare, che viene tagliato a pezzi per essere gettato, infine, al centro del filare.

È importante rimuovere i viticci dai tralci selezionati con la potatura, perché possono costituire un ostacolo nelle fasi di lavoro successive, che richiedono un movimento libero e fluido. Proviamo soddisfazione nel riallacciarci alla tradizione dei vecchi contadini del territorio e, recuperando la lingua friulana di appartenenza, facciamo riferimento al viticcio usando il termine “gritul”, da cui deriva la nostra abitudine a definire la pulizia del tralcio dai viticci con il termine contaminato “sgritulà”.
Così piano piano il vigneto si alleggerisce e acquista un aspetto sempre più ordinato.

Arrivati a questo punto, le giornate in vigna sono dedicate alla piegatura dei tralci. Abbiamo constatato che le mattine più umide sono il momento migliore di cui approfittare, perché l’acqua assorbita dalla pianta regala una migliore elasticità del legno e consente di maneggiare i capi a frutto con più facilità.
Riteniamo che questa sia un’occasione preziosa per entrare in sintonia con le nostre viti: toccandole con mano, riusciamo a percepirne l’essenza e a prendere consapevolezza della natura della struttura, fragile, ma allo stesso tempo capace di dare sfogo alla sua energia nel momento del risveglio, che si prevede il prossimo mese Aprile.
Bisogna darsi da fare! Il tempo utile per la preparazione delle viti al germogliamento è di soli due mesi!
Procediamo con ordine: i tralci vengono accompagnati con delicatezza, in una direzione funzionale a ricevere un flusso di linfa adeguato. I punti di riferimento a cui ci affidiamo sono rappresentati dai due fili di banchina più bassi, su cui i tralci devono appoggiarsi, trovando il loro orientamento. Con un movimento delicato, si fa in modo che questi scavalchino il filo di banchina intermedio, per essere preferibilmente rivolti nella direzione del sole e ricevere una migliore illuminazione.
Quando la direzione data al movimento è quella giusta, lo si capisce immediatamente, perché i tralci non incontrano resistenza e si appoggiano quasi spontaneamente sui fili guida.
Come si può capire se stiamo lavorando in modo corretto? Ci si può aiutare osservando il filare nella direzione del palo di testa: le viti risultano perfettamente allineate su una retta.

A seconda di quale sarà la forma di allevamento scelta, possiamo prevedere come si distribuiranno le foglie e i grappoli sulla nostra vite. Vi ricordiamo che il nostro obiettivo è quello di ottenere una pianta in equilibrio, che porti una produzione di qualità, motivo per cui i tralci vengono accorciati in corrispondenza del numero di gemme necessarie e non vengono lasciati troppo lunghi. In questo momento, in particolare, stiamo lavorando con due forme di allevamento principali:
– il guyot monolaterale, in cui il tralcio selezionato è uno soltanto, fatto interamente appoggiare sul filo di banchina intermedio, in una direzione più o meno perpendicolare al tronco della pianta;
– il guyot bilaterale capovolto, in cui i tralci selezionati sono, invece, due. Il principio è lo stesso del guyot monolaterale, con la differenza che i tralci, dopo essersi appoggiati sul filo di banchina intermedio, vengono incurvati verso il basso, per essere legati, infine, sul primo filo di banchina. In questo caso i tralci delle viti sembrano orientati a formare un cuore e la forma è facilmente riconoscibile.
È molto importante cercare di capire qual è la tecnica più adatta alla varietà su cui stiamo lavorando, perché le piante non reagiscono sempre nello stesso modo. Infatti abbiamo riscontrato che, per alcune varietà, il guyot monolaterale non è indicato, in quanto determina una pressione linfatica eccessiva, che la pianta non riesce a sostenere. Il risultato è un aborto parziale di alcune delle gemme, che rimarranno ceche e non porteranno produzione. Un vero peccato!

Conosciamo il nostro prodotto all’origine e sappiamo raccontarvi le viti in ognuna delle loro fasi di crescita, perché proprio Massimo ed io siamo i compagni di viaggio nel percorso che le porta alla vendemmia conclusiva. Ce ne occupiamo con attenzione, amore e rispetto, facendo sì che possano contare su una struttura forte e sana, su cui sviluppare nuovi frutti.
È molto emozionante riflettere sul fatto che la nostra impronta si veda in ogni parte di questo progetto e che ogni bottiglia è pura espressione di noi, di quelli che ogni giorno cerchiamo di essere, dimostrando tenacia, grinta e voglia di crescere!

E, a questo punto, cosa state aspettando?

Contattateci per prenotare la vostra visita in Azienda: un momento insieme a noi produttori è un’esperienza resa unica dalle emozioni che ci animano nelle diversissime fasi del nostro lavoro. Sarà l’occasione per vedere con i propri occhi l’evoluzione genuina della realtà che stiamo creando, scoprendone la filosofia, i procedimenti e i prodotti che ogni giorno ci impegnamo a ottenere in modo autentico.

Un caro saluto.

Maria Chiara e Massimo

Un nuovo inizio

Il nuovo anno è cominciato da pochi giorni e il nostro augurio è che lo spirito positivo e la voglia di ricominciare siano il filo conduttore di questo 2022.
Siamo solo all’inizio della ripresa, ma lo stato d’animo che ci pervade e che vorremmo riuscire a trasmettere anche a voi è quello di perseverare e continuare ad essere fiduciosi, perché la luce oltre il tunnel si riesce già a intravedere.

Le festività ci hanno fatto il bellissimo regalo di vivere momenti di serena convivialità nella sala degustazione della nostra azienda. Abbiamo provato la piacevole sensazione di essere riportati a un clima pre-pandemia, situazione che sembrava difficile riuscire a riassaporare. Ci siamo ricaricati della gratificazione di raccontare di noi e dei nostri prodotti, in compagnia di clienti e persone appassionate. Non è mancata occasione, infatti, di presentarci anche a chi non ci conosceva ancora, allargando il cerchio delle persone che ci seguono e ci vogliono bene.
Vogliamo davvero ringraziare dal profondo del cuore chi crede in noi e ci sostiene con affetto nel nostro percorso!

Mentre eravamo assorbiti dal lavoro in cantina, le viti si spogliavano delle loro foglie e richiamavano gli zuccheri rimasti in circolo negli organi di riserva presenti a livello del tronco e delle radici. Durante l’inverno, infatti, la vite entra in un lungo sonno. È un meccanismo che mette in atto per poter sopravvivere, in quanto le temperature rigide e le poche ore di luce di questo periodo non sono compatibili con lo svolgimento normale dei suoi processi fisiologici. Qual è il nostro compito, quindi, arrivati a questo punto? Dobbiamo approfittare proprio della pausa che la vite ci concede, per prepararla al meglio al lavoro che dovrà svolgere in primavera.

Detto questo, qual è il modo più giusto per inaugurare il 2022, secondo voi?
Gennaio è tempo di potatura, è tempo di ritorno alla calma dei nostri vigneti.

La sveglia suona al mattino presto, perché ci attende un lavoro lungo e certosino. Le viti, infatti, si distribuiscono su più di quattro ettari di superficie e, lavorate da noi due soltanto, richiedono un grande impegno da parte nostra.
Prima di iniziare è consigliabile coprirsi bene, perché ci si raffredda facilmente e la sensazione di intorpidimento delle dita di mani e piedi è molto comune: la potatura, infatti, non è un lavoro dinamico, ma di concentrazione. Ogni pianta va osservata con attenzione e, solo dopo averla studiata con pazienza, si possono eseguire i primi tagli.
Affiliamo la lama delle nostre cesoie e siamo pronti per cominciare.

Il punto di inizio è la collina più alta, da cui scendiamo, poi, verso la pianura.
Non bisogna temere e si può tranquillamente procedere con tagli importanti, perché la vite produce solo su i tralci dell’anno e il legno vecchio, già entrato in produzione, può essere eliminato senza troppi scrupoli.
La difficoltà, invece, sta nella scelta tra i tralci d’annata che la vite offre.
Noi prendiamo in considerazione quelli della robustezza giusta, che abbiano cioè il diametro sufficiente a garantire un flusso di linfa adeguato e proporzionato all’età della pianta.
Solitamente diamo la preferenza a quelli inseriti nella parte più esterna del calice, per fare in modo che la vite acquisti, in primavera, una struttura, per il possibile, aperta. Questo garantirà una distribuzione equilibrata delle foglie e dei grappoli e non si verificheranno né fenomeni di ristagno di acqua, né di ombreggiamento.
I tralci scelti sono due al massimo, a seconda della forma di allevamento che intendiamo dare alla nostra vite. Consigliamo di lasciarne sempre uno di scorta, perché qualcuno di questi, soprattutto nelle giornate più fredde, può rompersi con facilità.

Non potete immaginare quanto è grande la soddisfazione di portare a termine un lavoro così impegnativo. Il tempo da dedicare a questa fase si protrae oltre i due mesi e noi, con determinazione e buona volontà, cerchiamo di gratificarci ad ogni piccolo traguardo. Solitamente ogni varietà potata è una tappa importante di cui essere fieri.
Venite a trovarci e con i nostri racconti sarete trasportati in un mondo fatto di passione, entusiasmo e dedizione.
Un abbraccio forte e alla prossima puntata.

Maria Chiara e Massimo

Lo spirito del Natale

Il Natale e le festività sono ormai alle porte. Stiamo vivendo il momento dell’anno in cui si gode del piacere dell’attesa: fervono i preparativi di addobbi e decorazioni che riscaldano l’atmosfera di case e città, i negozi si animano per la scelta dei regali da destinare ai propri cari, ci si dedica al menù del pranzo o della cena in compagnia.
Adesso più che mai, dopo le rinunce degli anni precedenti, sentiamo il bisogno di provare queste semplici ed autentiche emozioni!

È un periodo gratificante, perché ognuno di noi, nel suo piccolo, fa del proprio meglio per rendere speciale un’occasione che unisce amici e famiglie, come in un grande abbraccio.

Anche noi ci stiamo preparando e abbiamo trovato il modo per vestire di festa le nostre bottiglie.
Nastri, fiocchetti, rami di pino e altri decori daranno vita e colore alla nostra proposta di confezioni natalizie.
Inserti rossi, agento o dorati impreziosiranno i nostri packaging regalo con un tocco semplice e raffinato.
Cartoncini da 2, 3, 6 bottiglie, che potrete selezionare nella nostra ampia gamma di ben 8 vini diversi!

Concentratevi su quale potrebbe essere l’assortimento che vi soddisfa di più o che meglio si addice ai menù che avete in mente per queste feste.

Nel caso abbiate pensato al nostro vino come una possibile idea regalo, cercate di personalizzare la scelta in base alle preferenze della persona che volete rendere felice.

Noi siamo qui a disposizione per voi e saremo entusiasti di potervi aiutare con i nostri consigli.
E ricordate! Non esitate a chiamarci per una visita della cantina, che sarà l’occasione perfetta per essere accompagnati nella degustazione dei nostri prodotti, imparando ad apprezzarli e abbinarli!

Anche qui in questo articolo vorremmo darvi alcuni semplici suggerimenti, per imparare a essere più consapevoli e soddisfatti delle vostre scelte in cucina, assicurandovi un’ottima figura con i vostri ospiti!

Alzi la mano chi di voi non ha mai stappato una bottiglia di spumante millesimato brut, pensando fosse la scelta vincente per accompagnare il vostro panettone artigianale? Sarebbe un peccato non dare giustizia a due così buoni prodotti, perché la maggior parte di noi, infatti, fa, ha fatto o continua a ripetere questo “errore”, solo perché si tratta di un’abitudine ormai radicata. Non ci si rende nemmeno conto che il sapore del vino va ad alterare quello del dolce e viceversa, creando un amalgama poco gradevole. Infatti, secondo le indicazioni fornite da chi di abbinamento cibo-vino se ne intende, un cibo dolce si sposa sempre ed esclusivamente con un vino dolce, perché in questo caso vale la regola della concordanza e non quella del contrasto, ricercata, invece, nel caso di altre sensazioni gustative. Provare per credere!
La nostra Ribelle – spumante da uve 100% Ribolla Gialla – è un prodotto in cui si percepiscono freschezza e acidità, elementi che si abbinano alla perfezione, invece, con un antipasto al salmone affumicato, che richiama a una sensazione di delicata dolcezza nel nostro palato!

Valutate sempre la complessità del piatto, prima di procedere ad un abbinamento corretto da un punto di vista tecnico: la struttura del vino non deve mascherare le caratteristiche del cibo!
Facciamo ora un breve esercizio insieme e pensiamo ad alcune ricette tradizionali.
Con un piatto di tagliolini al San Daniele cosa abbinereste? Provate a concentrarvi. In questo caso bisogna orientare la scelta nel tentativo di riuscire a bilanciare la sapidità e la dolcezza del prosciutto crudo. Come? Noi daremmo la precedenza a vino rosso giovane, morbido, non eccessivamente strutturato e con il giusto livello di acidità, come il nostro Nostalgico 2020 – uve 100% Cabernet.

Con un frico invece? In questo caso l’elemento predominante è sicuramente l’untuosità del piatto. Quindi un vino tannico e strutturato potrebbe essere un valido compagno. Vada per Generoso 2019 – uve 100% Merlot.
Esercitatevi e cogliete l’opportunità di queste feste per fare alcuni tentativi e sbizzarrirvi!

A Natale il vino non può assolutamente mancare sulle nostre tavole .
È elemento di unione: ci riporta alla serenità di un momento conviviale, alla condivisione di un cin cin di buon auspicio, al piacere di cucinare la pietanza perfetta che possa valorizzarlo.
E ricordate! La soddisfazione di un buon vino è amplificata dal piacere di poterlo proporre e degustare in compagnia!

Vi aspettiamo in azienda per soddisfare ogni vostra curiosità!

Buone feste

Maria Chiara e Massimo

Impressioni di fine vendemmia

Finalmente riusciamo a dedicare un po’ di tempo al racconto di quello che succede nella nostra azienda.
Avanti! Venite! Vi apriamo le porte della cantina!
Ci troviamo ad autunno inoltrato ormai, ma siamo ancora in attesa che alcuni mosti finiscano la
fermentazione.
Pensate che abbiamo concluso la nostra ultima svinatura, che riguardava il Pignolo, da appena due
settimane.
Le temperature, infatti, si sono abbassate in modo repentino e i lieviti si sono trovati affaticati nel loro
lavoro, anche a causa di un elevato quantitativo di zucchero da consumare.
Il 2021 ha assistito a una raccolta delle uve posticipata rispetto agli standard. Basta pensare al 2018, anno
della prima vendemmia per Tralci di vita, quando il Sauvignon si raccoglieva già a fine Agosto.
Quest’anno, invece, a metà Settembre la vendemmia si affacciava solo in modo timido e discontinuo.
Colpevole la mancanza di piogge del periodo estivo, elemento fondamentale per una maturazione
corretta.
Ma è proprio nella diversità che Massimo ed io troviamo stimolo: ogni annata ci mette alla prova in modo
diverso e dà al prodotto il suo tocco speciale e curioso.
I mosti in fermentazione hanno inebriato la cantina di profumi interessanti e promettenti: mele e pere
appena colte, spremuta di arance e pompelmi, marmellata di frutti di bosco, fieno imballato, fiori ed erbe
di campo strofinati nelle mani.
Queste essenze sono direttamente collegate alla buccia dell’uva e, con l’affinamento del vino,
evolveranno in profumi più complessi e maturi, che avrete la fortuna di apprezzare nei calici, durante
la vostra prossima degustazione in Azienda!

Partiremo proprio dalla buccia dell’uva per raccontarvi di come eseguiamo la macerazione, fase della
vinificazione finalizzata, principalmente, all’acquisizione del colore voluto in un vino.
Il mosto fermenta a contatto con le sue bucce per un periodo che varia in relazione al tipo di uva, alla
varietà e alla filosofia aziendale.
Noi, in particolare, non proponiamo vini bianchi macerati e dedichiamo questa parte esclusivamente ai
vini rossi, per cui è imprescindibile!

La nostra cantina si riempie di grossi tini, in cui vengono convogliate le uve diraspate (dette anche
pigiato): le bucce si compattano, formano un cappello soprastante al mosto e pronti…partenza…via!! La
fermentazione inizia la sua corsa.

Il pigiato trova sistemazione temporanea nel tino per un periodo di 10-15 giorni, nel corso del quale noi,
con un particolare bastone di legno, eseguiamo 3 rimescolamenti quotidiani.
Servendoci di questo strumento e, incontrando un po’ di resistenza, affondiamo le bucce, che entrano a
contatto con il mosto e lo dipingono in modo via via più intenso ed omogeneo in ogni sua parte.
Proviamo sempre tanta soddisfazione perché questo procedimento, chiamato follatura, è una pratica
antica che abbiamo voluto recuperare dalla tradizione e che dà al nostro lavoro un’impostazione
artigianale.
L’essenza del vino viene sviscerata, permettendo di apprezzarne colori e aromi.
Gli occhi sono stimolati dal colore rosso-violaceo intenso estratto dalle bucce, che brilla come quello di
una pietra preziosa.
Nel momento in cui le bucce sprofondano si gode dei profumi dell’uva. La fatica del movimento passa
in secondo piano, perché ogni rimescolamento regala un’ondata inebriante.

Una volta portata a termine questa fase il tutto viene trasferito nella pressa.
L’approccio che abbiamo è improntato al minor utilizzo possibile di strumenti meccanici, motivo per cui
questo macchinario viene impiegato solo alle pressioni minime. Il succo è estratto in modo soffice. La
resa è naturalmente inferiore, ma il risultato è voluto: prendiamo in considerazione solo il mosto di prima
pressatura, non contenente i tannini più ruvidi e verdi, che potrebbero essere causa di sapori amari e
sgradevoli nel nostro vino futuro.

In un’azienda vitivinicola i lavori si diversificano molto in relazione alla stagione e non si conosce la
monotonia. Presto sarà la campagna a impegnarci per la maggiore!
Ora che il vino è tutto nelle vasche di vinificazione, infatti, solo travasi eseguiti a proposito e un tempo di
affinamento adeguato daranno i prodotti del nostro prossimo imbottigliamento!

Maria Chiara

Massimo impegnato nella follatura manuale

Tralci di vita a Cortina

🍇 SIAMO ORGOGLIOSI di annunciarvi che TRALCI DI VITA È UFFICIALMENTE GOLD PARTNER PER L’EDIZIONE di CORTINAMETRAGGIO 2021! 😊

Lo scorso anno, per motivi ormai noti, CORTINAMETRAGGIO non si era potuto svolgere in presenza e la collaborazione prevista per l’edizione 2020 era sfumata.

Le difficoltà che stiamo attraversando sono ancora molte, ma la voglia di farcela prevale e Maddalena Mayneri si sta impegnando per portare l’evento a Cortina in tutta sicurezza. Il desiderio di dare spazio al mondo dell’arte e dello spettacolo, settori che hanno risentito in modo pesante delle chiusure imposte, è forte!

🍷 Speriamo che il nostro vino diventi il protagonista di un brindisi beneaugurante!

La piegatura

Nel precedente articolo vi abbiamo parlato della potatura.

🍇 Ora scopriamo insieme il passo successivo sulla strada verso un ottimo vino: la PIEGATURA.

🔎 Una volta che la vite è stata potata, si può procedere con la scelta della forma di allevamento più adatta:

➡️ i tralci vengono piegati con delicatezza e secondo direzioni predefinite, in modo che la pianta possa svilupparsi secondo una struttura corretta e bilanciata

La piegatura della vite: un lavoro di delicatezza

La potatura

Vi siete mai chiesti cosa accade d’inverno tra i vigneti? Andiamo a scoprirlo insieme!🔎 Parola d’ordine di oggi: POTATURA. La potatura invernale della vite è un’operazione fondamentale. Infatti è alla base del rinnovamento della pianta, che può portare frutti solo sui tralci di un anno di età.

#tralcidivita#potaturavite#friulicolliorientali

Massimo al lavoro
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