Mese: Febbraio 2022

Uno sguardo alla nostra cantina

Le lavorazioni invernali del vigneto volgono ormai al termine e alle viti non resta che attendere il ritorno della primavera per schiudere i primi germogli.
Mentre una nuova annata si appresta a incominciare, in cantina ci occupiamo di seguire le ultime fasi della vinificazione dei prodotti 2021.
I vini non sono rimasti certamente incustoditi da fine vendemmia, ma sono stati tenuti costantemente monitorati durante tutto l’inverno. Ogni settimana, infatti, eseguivamo il controllo di ognuna delle vasche della nostra cantina, per valutare come pianificare le operazioni successive.

Massimo prendeva un calice e vi spinava un po’ di vino. Con movimenti rotatori del polso cercava di fare emergere dal bicchiere tutte le note olfattive, quelle più chiare e quelle più sottili, per cogliere anche gli eventuali difetti.
In questa fase il confronto e la condivisione sono molto importanti, perché ognuno di noi ha una diversa capacità di percezione e anche io davo la mia opinione con orgoglio, accompagnandolo in un attento percorso di degustazione.
Nel caso in cui avessimo avvertito odori sgradevoli, l’operazione del travaso si rendeva indispensabile.
Questo procedimento è finalizzato, infatti, a rimuovere le sostanze proteiche e i lieviti ormai giunti al termine del ciclo vitale, che si depositano sul fondo del recipiente e, in ambiente riducente, diventano la causa dello sviluppo di aromi sulfurei. Questi non possono essere assolutamente trascurati e vanno individuati in una fase iniziale, perché, nel lungo periodo, possono compromettere la qualità di un vino in modo irreversibile.

Una volta che le fecce grossolane sono state rimosse, rimangono le cosiddette “fecce nobili”, che, al contrario, hanno la funzione di impreziosire il corredo aromatico di un vino e di dare importanza e ricchezza alla sua struttura. Più viene prolungato questo contatto, più la nostra bottiglia acquisirà un’identità ben definita, facendo emergere le note varietali tipiche del territorio. Da qui la buona abitudine di rimuovere le fecce nobili solo nella fase immediatamente precedente all’imbottigliamento, con l’unico obiettivo di rendere limpido il prodotto.

Un’importante pratica che mettiamo in atto durante la vinificazione dei vini bianchi e che beneficia proprio della presenza delle fecce nobili è il cosiddetto bâtonnage, parola che deriva dal francese “bâton”- bastone, utilizzata per descrivere il rimescolamento di queste ultime che, con l’ aiuto di un bastone, appunto, dal fondo del recipiente vengono fatte riemergere in superficie. Con la sollecitazione creata, i lieviti residui vanno incontro a un processo di autolisi. Questo significa che “esplodono” nel nostro vino e producono in sospensione una “nuvola”, dove vengono liberate tutte le componenti aromatiche e strutturali. Tra queste a rivestire maggiore importanza sono i polisaccaridi parietali, da cui il vino può trarre maggiori corpo e consistenza.
In questa sede anche i tannini svolgono un ruolo importante, perché il rimescolamento li stimola a legarsi in modo solido, con un effetto positivo sempre a favore della struttura del vino.

Portiamo avanti il mestiere di vignaioli con un’impostazione rivolta al progresso, ma senza tralasciare il recupero delle lavorazioni manuali tradizionali. Queste sono la base di un approccio più delicato, ma soprattutto controllato e vanno a integrarsi in un percorso in divenire, in cui ogni giorno ci confrontiamo per cercare di garantire risultati sempre migliori in termini di qualità.

Particolare cura è richiesta anche dalla nostra piccola barricaia, dove conserviamo le riserve di vino rosso più pregiate.
A questa area della nostra cantina dedichiamo molta attenzione, in quanto i vini in affinamento devono raggiungere il giusto livello di complessità, corposità e morbidezza, senza vedere perse le note varietali caratteristiche. Motivo per cui, in relazione a come evolve il nostro prodotto, valutiamo un adeguato tempo di permanenza nella barrique o nel tonneau e prendiamo in considerazione solo botti di secondo ripasso, che non cedono al vino note di tostatura marcate e coprenti.
Quale è, quindi, la funzione dell’affinamento? Instaurare, attraverso la microporosità del legno, scambi di ossigeno lenti, per innescare i processi di invecchiamento.
Ricordiamoci, però, che proprio questa porosità è anche causa dell’evaporazione della frazione acquosa e dell’abbassamento del livello del vino nella botte, che deve essere rabboccata ogni circa 15 giorni, per evitare fenomeni ossidativi indesiderati e danneggiamenti del prodotto.
Le varietà fortunate destinate a questo percorso sono Schioppettino, Refosco e…un vino autoctono, che sarà la novità del 2022 e di cui vi sveleremo un po’ alla volta, perché avremo piacere di parlarvene anche nelle prossime pubblicazioni. Vi consigliamo di continuare a seguirci per saperne di più!

Lavoriamo in modo sincero, facendo sì che i vini possano esprimersi nelle loro peculiarità e diventare il racconto di noi, del nostro pensiero e del territorio che ci sta ospitando.
A questo punto non possiamo fare altro che invitarvi a prenotare una visita della nostra cantina, perché vi assicuriamo che mancare sarebbe un vero peccato!

Maria Chiara

Il vigneto si prepara al risveglio


Anche in questo articolo, come nel precedente, il vigneto d’inverno è il protagonista. Motivo per cui
ci riallacceremo al discorso della potatura, per illustrarvi le fasi seguenti del nostro lavoro in campo

Una volta che i tagli sono stati eseguiti, il legno da eliminare resta facilmente intrappolato nella rete di fili di banchina. Questo succede perché la vite ha un portamento rampicante e, sfruttando i suoi viticci, si attorciglia anche nei posti più improbabili. Quindi la fase successiva alla potatura consiste in un impegnativo lavoro di pulitura, detto “sbrancamento”, finalizzato alla rimozione del legno da scartare, che viene tagliato a pezzi per essere gettato, infine, al centro del filare.

È importante rimuovere i viticci dai tralci selezionati con la potatura, perché possono costituire un ostacolo nelle fasi di lavoro successive, che richiedono un movimento libero e fluido. Proviamo soddisfazione nel riallacciarci alla tradizione dei vecchi contadini del territorio e, recuperando la lingua friulana di appartenenza, facciamo riferimento al viticcio usando il termine “gritul”, da cui deriva la nostra abitudine a definire la pulizia del tralcio dai viticci con il termine contaminato “sgritulà”.
Così piano piano il vigneto si alleggerisce e acquista un aspetto sempre più ordinato.

Arrivati a questo punto, le giornate in vigna sono dedicate alla piegatura dei tralci. Abbiamo constatato che le mattine più umide sono il momento migliore di cui approfittare, perché l’acqua assorbita dalla pianta regala una migliore elasticità del legno e consente di maneggiare i capi a frutto con più facilità.
Riteniamo che questa sia un’occasione preziosa per entrare in sintonia con le nostre viti: toccandole con mano, riusciamo a percepirne l’essenza e a prendere consapevolezza della natura della struttura, fragile, ma allo stesso tempo capace di dare sfogo alla sua energia nel momento del risveglio, che si prevede il prossimo mese Aprile.
Bisogna darsi da fare! Il tempo utile per la preparazione delle viti al germogliamento è di soli due mesi!
Procediamo con ordine: i tralci vengono accompagnati con delicatezza, in una direzione funzionale a ricevere un flusso di linfa adeguato. I punti di riferimento a cui ci affidiamo sono rappresentati dai due fili di banchina più bassi, su cui i tralci devono appoggiarsi, trovando il loro orientamento. Con un movimento delicato, si fa in modo che questi scavalchino il filo di banchina intermedio, per essere preferibilmente rivolti nella direzione del sole e ricevere una migliore illuminazione.
Quando la direzione data al movimento è quella giusta, lo si capisce immediatamente, perché i tralci non incontrano resistenza e si appoggiano quasi spontaneamente sui fili guida.
Come si può capire se stiamo lavorando in modo corretto? Ci si può aiutare osservando il filare nella direzione del palo di testa: le viti risultano perfettamente allineate su una retta.

A seconda di quale sarà la forma di allevamento scelta, possiamo prevedere come si distribuiranno le foglie e i grappoli sulla nostra vite. Vi ricordiamo che il nostro obiettivo è quello di ottenere una pianta in equilibrio, che porti una produzione di qualità, motivo per cui i tralci vengono accorciati in corrispondenza del numero di gemme necessarie e non vengono lasciati troppo lunghi. In questo momento, in particolare, stiamo lavorando con due forme di allevamento principali:
– il guyot monolaterale, in cui il tralcio selezionato è uno soltanto, fatto interamente appoggiare sul filo di banchina intermedio, in una direzione più o meno perpendicolare al tronco della pianta;
Рil guyot bilaterale capovolto, in cui i tralci selezionati sono, invece, due. Il principio ̬ lo stesso del guyot monolaterale, con la differenza che i tralci, dopo essersi appoggiati sul filo di banchina intermedio, vengono incurvati verso il basso, per essere legati, infine, sul primo filo di banchina. In questo caso i tralci delle viti sembrano orientati a formare un cuore e la forma ̬ facilmente riconoscibile.
È molto importante cercare di capire qual è la tecnica più adatta alla varietà su cui stiamo lavorando, perché le piante non reagiscono sempre nello stesso modo. Infatti abbiamo riscontrato che, per alcune varietà, il guyot monolaterale non è indicato, in quanto determina una pressione linfatica eccessiva, che la pianta non riesce a sostenere. Il risultato è un aborto parziale di alcune delle gemme, che rimarranno ceche e non porteranno produzione. Un vero peccato!

Conosciamo il nostro prodotto all’origine e sappiamo raccontarvi le viti in ognuna delle loro fasi di crescita, perché proprio Massimo ed io siamo i compagni di viaggio nel percorso che le porta alla vendemmia conclusiva. Ce ne occupiamo con attenzione, amore e rispetto, facendo sì che possano contare su una struttura forte e sana, su cui sviluppare nuovi frutti.
È molto emozionante riflettere sul fatto che la nostra impronta si veda in ogni parte di questo progetto e che ogni bottiglia è pura espressione di noi, di quelli che ogni giorno cerchiamo di essere, dimostrando tenacia, grinta e voglia di crescere!

E, a questo punto, cosa state aspettando?

Contattateci per prenotare la vostra visita in Azienda: un momento insieme a noi produttori è un’esperienza resa unica dalle emozioni che ci animano nelle diversissime fasi del nostro lavoro. Sarà l’occasione per vedere con i propri occhi l’evoluzione genuina della realtà che stiamo creando, scoprendone la filosofia, i procedimenti e i prodotti che ogni giorno ci impegnamo a ottenere in modo autentico.

Un caro saluto.

Maria Chiara e Massimo

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