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Il vigneto si prepara al risveglio


Anche in questo articolo, come nel precedente, il vigneto d’inverno è il protagonista. Motivo per cui
ci riallacceremo al discorso della potatura, per illustrarvi le fasi seguenti del nostro lavoro in campo

Una volta che i tagli sono stati eseguiti, il legno da eliminare resta facilmente intrappolato nella rete di fili di banchina. Questo succede perché la vite ha un portamento rampicante e, sfruttando i suoi viticci, si attorciglia anche nei posti più improbabili. Quindi la fase successiva alla potatura consiste in un impegnativo lavoro di pulitura, detto “sbrancamento”, finalizzato alla rimozione del legno da scartare, che viene tagliato a pezzi per essere gettato, infine, al centro del filare.

È importante rimuovere i viticci dai tralci selezionati con la potatura, perché possono costituire un ostacolo nelle fasi di lavoro successive, che richiedono un movimento libero e fluido. Proviamo soddisfazione nel riallacciarci alla tradizione dei vecchi contadini del territorio e, recuperando la lingua friulana di appartenenza, facciamo riferimento al viticcio usando il termine “gritul”, da cui deriva la nostra abitudine a definire la pulizia del tralcio dai viticci con il termine contaminato “sgritulà”.
Così piano piano il vigneto si alleggerisce e acquista un aspetto sempre più ordinato.

Arrivati a questo punto, le giornate in vigna sono dedicate alla piegatura dei tralci. Abbiamo constatato che le mattine più umide sono il momento migliore di cui approfittare, perché l’acqua assorbita dalla pianta regala una migliore elasticità del legno e consente di maneggiare i capi a frutto con più facilità.
Riteniamo che questa sia un’occasione preziosa per entrare in sintonia con le nostre viti: toccandole con mano, riusciamo a percepirne l’essenza e a prendere consapevolezza della natura della struttura, fragile, ma allo stesso tempo capace di dare sfogo alla sua energia nel momento del risveglio, che si prevede il prossimo mese Aprile.
Bisogna darsi da fare! Il tempo utile per la preparazione delle viti al germogliamento è di soli due mesi!
Procediamo con ordine: i tralci vengono accompagnati con delicatezza, in una direzione funzionale a ricevere un flusso di linfa adeguato. I punti di riferimento a cui ci affidiamo sono rappresentati dai due fili di banchina più bassi, su cui i tralci devono appoggiarsi, trovando il loro orientamento. Con un movimento delicato, si fa in modo che questi scavalchino il filo di banchina intermedio, per essere preferibilmente rivolti nella direzione del sole e ricevere una migliore illuminazione.
Quando la direzione data al movimento è quella giusta, lo si capisce immediatamente, perché i tralci non incontrano resistenza e si appoggiano quasi spontaneamente sui fili guida.
Come si può capire se stiamo lavorando in modo corretto? Ci si può aiutare osservando il filare nella direzione del palo di testa: le viti risultano perfettamente allineate su una retta.

A seconda di quale sarà la forma di allevamento scelta, possiamo prevedere come si distribuiranno le foglie e i grappoli sulla nostra vite. Vi ricordiamo che il nostro obiettivo è quello di ottenere una pianta in equilibrio, che porti una produzione di qualità, motivo per cui i tralci vengono accorciati in corrispondenza del numero di gemme necessarie e non vengono lasciati troppo lunghi. In questo momento, in particolare, stiamo lavorando con due forme di allevamento principali:
– il guyot monolaterale, in cui il tralcio selezionato è uno soltanto, fatto interamente appoggiare sul filo di banchina intermedio, in una direzione più o meno perpendicolare al tronco della pianta;
Рil guyot bilaterale capovolto, in cui i tralci selezionati sono, invece, due. Il principio ̬ lo stesso del guyot monolaterale, con la differenza che i tralci, dopo essersi appoggiati sul filo di banchina intermedio, vengono incurvati verso il basso, per essere legati, infine, sul primo filo di banchina. In questo caso i tralci delle viti sembrano orientati a formare un cuore e la forma ̬ facilmente riconoscibile.
È molto importante cercare di capire qual è la tecnica più adatta alla varietà su cui stiamo lavorando, perché le piante non reagiscono sempre nello stesso modo. Infatti abbiamo riscontrato che, per alcune varietà, il guyot monolaterale non è indicato, in quanto determina una pressione linfatica eccessiva, che la pianta non riesce a sostenere. Il risultato è un aborto parziale di alcune delle gemme, che rimarranno ceche e non porteranno produzione. Un vero peccato!

Conosciamo il nostro prodotto all’origine e sappiamo raccontarvi le viti in ognuna delle loro fasi di crescita, perché proprio Massimo ed io siamo i compagni di viaggio nel percorso che le porta alla vendemmia conclusiva. Ce ne occupiamo con attenzione, amore e rispetto, facendo sì che possano contare su una struttura forte e sana, su cui sviluppare nuovi frutti.
È molto emozionante riflettere sul fatto che la nostra impronta si veda in ogni parte di questo progetto e che ogni bottiglia è pura espressione di noi, di quelli che ogni giorno cerchiamo di essere, dimostrando tenacia, grinta e voglia di crescere!

E, a questo punto, cosa state aspettando?

Contattateci per prenotare la vostra visita in Azienda: un momento insieme a noi produttori è un’esperienza resa unica dalle emozioni che ci animano nelle diversissime fasi del nostro lavoro. Sarà l’occasione per vedere con i propri occhi l’evoluzione genuina della realtà che stiamo creando, scoprendone la filosofia, i procedimenti e i prodotti che ogni giorno ci impegnamo a ottenere in modo autentico.

Un caro saluto.

Maria Chiara e Massimo

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